- Alla cerimonia di apertura dell’anno accademico 2016/17, il nostro Direttore Generale ha evocato un apparente ossimoro: la “buona burocrazia” di cui l’Italia ha bisogno. Qualche settimana più tardi, Sabino Cassese scriveva che di fronte alle difficoltà e ai fallimenti della politica nazionale non ci resta che riporre le nostre speranze in una buona amministrazione, che sappia farsi carico con lungimiranza dell’interesse pubblico. Sono incoraggiamenti a prendere sul serio la nostra autonomia, perché effettivamente è possibile, per una Università, adottare pratiche amministrative semplici ed efficaci. Questo in parte è già realtà per alcuni settori della nostra amministrazione.
- Eppure, certamente, le nostre attività di docenti, di studenti, di personale tecnico, amministrativo e bibliotecario sono afflitte e pesantemente condizionate da una burocrazia che non è certo percepita come “buona”. Gli adempimenti formali sono cresciuti in maniera ormai insopportabile, hanno assorbito il tempo della ricerca, della didattica, della riflessione, della progettazione. Le procedure di valutazione e di verifica sulle attività che svolgiamo richiedono ormai un impegno comparabile a quello necessario per svolgerle, quelle attività: isteriliscono la ricerca, appiattiscono la didattica, ostacolano la diffusione delle idee innovative.
- È necessario agire per liberare le vere attività accademiche da questo peso. E lo si deve fare in due modi: da una parte agendo sull’opinione pubblica e sui decisori politici perché modifichino le procedure in vigore; dall’altra specializzando una parte dell’amministrazione nella semplificazione delle attività burocratiche dei docenti. Le pratiche burocratiche non sono sempre obbligatorie: spesso gli uffici le adottano per tradizione, non per legge. Una Università dispone di tutte le competenze giuridiche, gestionali e tecniche per ridurne al minimo il peso.
Commenti
la burocrazia rappresenta un costo occulto enorme. Va pensata una riforma vera che semplifichi e cambi il rapporto fra amministrazione e utenti. Non è pensabile che ogni volta che compiliamo un modulo dobbiamo mettere data di nascita, residenza, codice fiscale... tutte cose ben note alla PA. Perché ?
RispondiEliminaI docenti non possono essere attanagliati da moduli e procedure. Va pensato un sistema diverso, per liberare il tempo dalla burocraticità