A oltre dieci anni dalla sua istituzione, l'Agenzia per la valutazione dell'università e della ricerca non cessa di suscitare forti polemiche nel mondo accademico italiano. Alle critiche che si sono levate da parte di professori anche autorevolissimi hanno fatto eco alcune prese di posizione del CUN e delle società disciplinari che hanno sottolineato l'incongruità di talune scelte in materia di valutazione della qualità della ricerca, di procedure di abilitazione e di accreditamento.
Ritengo che anche da parte del nostro Ateneo e della Crui debbano venire contributi di critica costruttiva che inducano l'Agenzia a modificare i criteri e i metodi adottati, che da una parte colgano l'utilità di un processo di valutazione condiviso e partecipato, ma evidenzino anche gli effetti molto negativi che oggi si traducono in un peso che grava anche sui nostri bilanci. L'impegno di tempo richiesto ai docenti e agli uffici rappresenta un costo di per sé, cui vanno aggiunti i costi crescenti delle banche date citazionali e degli stessi abbonamenti ai pacchetti di riviste resi indispensabili dai sistemi di classificazione. Osservata dal punto di vista delle spese per la documentazione in entrata (abbonamenti) e in uscita (costi per la pubblicazione di articoli in accesso aperto), la macchina della valutazione rappresenta oggi un meccanismo che favorisce un consistente travaso di risorse dalla ricerca di base verso gli editori privati internazionali.
Queste considerazioni sono ormai chiare per il gruppo open access della Crui, di cui faccio parte, ma stentano ad essere accolte dalla Conferenza nel suo complesso e ad essere comprese ampiamente da parte del corpo accademico italiano.
Cosa fare? Da una parte il Rettore dovrà agire nelle sedi appropriate per indurre i decisori politici a riconsiderare le scelte compiute, per correggerne gli effetti negativi.
Dall'altra parte, finché il sistema attuale sarà operante, è necessario attrezzare l'Ateneo per assistere i docenti nei processi di valutazione, al fine di facilitarne il lavoro e di orientarlo a conseguire i migliori risultati possibili. Sarà anche utile offrire sostegno ai docenti anche nella fase successiva alla valutazione, quando può essere opportuno accedere agli atti per verificare la serietà dei giudizi, ed eventualmente ottenerne la correzione.
Ritengo che anche da parte del nostro Ateneo e della Crui debbano venire contributi di critica costruttiva che inducano l'Agenzia a modificare i criteri e i metodi adottati, che da una parte colgano l'utilità di un processo di valutazione condiviso e partecipato, ma evidenzino anche gli effetti molto negativi che oggi si traducono in un peso che grava anche sui nostri bilanci. L'impegno di tempo richiesto ai docenti e agli uffici rappresenta un costo di per sé, cui vanno aggiunti i costi crescenti delle banche date citazionali e degli stessi abbonamenti ai pacchetti di riviste resi indispensabili dai sistemi di classificazione. Osservata dal punto di vista delle spese per la documentazione in entrata (abbonamenti) e in uscita (costi per la pubblicazione di articoli in accesso aperto), la macchina della valutazione rappresenta oggi un meccanismo che favorisce un consistente travaso di risorse dalla ricerca di base verso gli editori privati internazionali.
Queste considerazioni sono ormai chiare per il gruppo open access della Crui, di cui faccio parte, ma stentano ad essere accolte dalla Conferenza nel suo complesso e ad essere comprese ampiamente da parte del corpo accademico italiano.
Cosa fare? Da una parte il Rettore dovrà agire nelle sedi appropriate per indurre i decisori politici a riconsiderare le scelte compiute, per correggerne gli effetti negativi.
Dall'altra parte, finché il sistema attuale sarà operante, è necessario attrezzare l'Ateneo per assistere i docenti nei processi di valutazione, al fine di facilitarne il lavoro e di orientarlo a conseguire i migliori risultati possibili. Sarà anche utile offrire sostegno ai docenti anche nella fase successiva alla valutazione, quando può essere opportuno accedere agli atti per verificare la serietà dei giudizi, ed eventualmente ottenerne la correzione.